Alessandro Magno e un bambino coraggioso
Alessandro il Macedone e il valore di un bambino
Questa versione dal latino è adattata dall'autore Curzio Rufo, che in questo frammento testuale ripercorre un episodio avvenuto durante il regno di Alessandro il Macedone, noto nella classicità come Alessandro Magno. Il titolo è Un bambino coraggioso. La traduzione in italiano è letterale ed è l'ideale per il ripasso degli argomenti del primo anno di studio della lingua latina. La versione presenta alcune semplici proposizioni finali al modo attivo (ut + congiuntivo), le infinitive e l'ablativo assoluto, che posto in apertura della versione può a volte creare alcune difficoltà: cerca sempre il verbo all'indicativo per iniziare a tradurre!
Alexandro et sacerdotibus sacrificantibus, aliqui nobilissimi pueri apud aram aderant, vetusto Macedoniae more. Uni ex iis carbo ardens forte cecidit ex turibolo, quod tenebat, atque brachio haesit. Gravi ustio fortissimum dolorem puero paravit et adusti corporis odor ad circumstantium nares pervenit. Ille autem nec brachium flexit nec ingemuit, sed immobilis restitit et dolorem silentio repressit. Nam si brachium flexisset aut turibulum dimisisset, sacrificium interruptum esset; si gemitum edidisset, aures et mentes regis a rebus divinis avertisset. Tandem, sacrificis confectis, comperta re, Alexander, impavidi pueri patientiam admiratus, maxime eum laudavit, suo ipsi medico tradidit et pulcherrimam pateram auream ei donavit.
Mentre Alessandro e i sacerdoti celebravano un sacrificio, alcuni nobilissimi fanciulli si erano avvicinati all’altare, secondo l’antico costume della Macedonia. A uno tra essi cadde accidentalmente un carbone ardente dal turibolo, che teneva, e rimase attaccato al braccio. La grave ustione procurò al ragazzo un fortissimo dolore e l’odore del corpo bruciato giunse alle narici dei presenti. Tuttavia egli non piegò il braccio né si lamentò, ma rimase fermo immobile e represse il dolore in silenzio. Infatti se avesse piegato il braccio e lasciato il turibolo, il sacrificio sarebbe stato interrotto; se avesse emesso un lamento, avrebbe allontanato le orecchie e la mente del re dal sacrificio rituale. Alla fine, compiuti i sacrifici, venuto a conoscenza della cosa, Alessandro, ammirata la tenacia dell’impavido ragazzo, lo lodò sommamente, lo affidò al suo stesso medico e gli donò una bellissima coppa d’oro.