Valore e virtù di Orazio Coclite
Orazio Coclite e un'impresa eroica contro gli etruschi
Questa versione dal latino per il secondo anno di studio della lingua latina è adattata da un frammento dell'opera Ab urbe condita dello storico latino Tito Livio. Il protagonista della versione è Orazio Coclite, figura straordinaria per il valore militare e grande esempio di virtù. Il testo è un grande classico delle versioni di recupero. La traduzione in italiano è letterale. Nella versione troverai il modo indicativo e congiuntivo in forma attiva e passiva, l'ablativo assoluto, i participi e i principali pronomi, il cum narrativo (cum + congiuntivo).
Apud rerum scriptores legimus quanta fuerit fortitudo et vis corporis Horatii Coclitis in bello quod Romani cum Etruscis gesserunt, cum ex urbe regem exegissent. Nam Porsena, Etruscorum rex, ut in regnum Tarquinium restitueret, cum infesto exercitu Romae appropinquavit. Cuius adventu ingens pavor animos invasit agricolarum qui circa urbem incolebant cum nullo modo viderent quibus opibus se defendere et hostes a suis agris arcere possent. Quod enim impedimentum in agris apertis, nullo opere munitis, tam fortes hostes morari poterat? Quare omnes in urbem demigraverunt eamque maximis praesidiis muniverunt. Pons Sublicius tamen iter hostibus praebuisset, nisi unus vir fuisset Horatius Coclites, qui in primo pontis aditu stetit fortissime pugnam et aciem hostium qui ex Ianiculo accurrebant sustinnit, cum Romani ferro, securibus, quacumque vi poterant, pontem rescindebant. Quid de tanti viri dicam? Vel qua laude eum extollere possum, in quem unum Etrusci omnia tela converterunt, nec ullo modo ex loco amovere potuerunt, donec pons ingenti fragore decidit? Denique Cocles, cum armatus in Tiberis desiluisset, incolumis ad suos tranavit.
Presso gli storici leggiamo quanta sia stata la forza e il vigore del corpo di Orazio Coclite nella guerra che i romani combatterono con gli etruschi, quando cacciarono il re dalla città. Infatti Porsenna, re degli etruschi, per ricollocare nel regno Tarquinio, si avvicinò a Roma con l’esercito nemico. Del cui arrivo la grande paura invase gli animi dei contadini che vivevano intorno alla città, non vedendo in alcun modo con quali mezzi difendersi e come potessero allontanare i nemici dai loro campi. Quale ostacolo infatti in campi aperti, sprovvisti di difesa, poteva ostacolare nemici tanto forti? Per cui tutti si trasferirono in città e la fornirono delle massime difese. Tuttavia il ponte Sublicio avrebbe offerto una strada ai nemici, se non vi fosse stato un solo uomo, Orazio Coclite, che combatté nel primo accesso del ponte una fortissima battaglia e sostenne la schiera dei nemici che accorrevano dal Gianicolo, quando i romani con il ferro, con le scuri, e con qualunque forza potevano, tagliavano il ponte. Che dirò di tanto uomo? O con quale lode posso elevarlo, l’uno verso il quale gli etruschi rivolsero tutte le lance, e in alcun modo poterono allontanarlo dal ponte, fino a quando il ponte cadde con grande rumore? Infine Coclite, quando armato si buttò giù nel Tevere, andò incolume a nuoto verso i suoi.