Enea, Turno e i Rutuli-Versioni di Latino

Versioni di Latino

Enea, Turno e i Rutuli

Strategie di Enea per sconfiggere i Rutuli (da Tito Livio)
Questa versione dal latino è ispirata a un testo di Tito Livio, autore noto per i suoi testi di carattere storico e per una lingua caratterizzata dalla patavinitas, ovvero una padovanità percepita dai suoi contemporanei come una caratteristica lontana dalla lingua parlata a Roma. Il titolo del testo è Enea, Turno e i Rutuli e racconta la strategia e le alleanze di Enea nel Lazio per sconfiggere il re dei Rutuli. La traduzione in italiano è letterale ed è ideale per il primo anno di studio della lingua latina. Nella versione troverai i pronomi relativi e personali, l'ablativo assoluto e la proposizione finale (ut+congiuntivo)
Bello deinde Aborigines Troianique simul petiti. Turnus, rex Rutulorum, cui pacta Lavinia ante adventum Aeneae fuerat, praelatum sibi advenam aegre patiens, simul Aeneae Latinoque bellum intulerat. Neutra acies laeta ex eo certamine abiit: victi Rutuli, victores Aborigines Troianique ducem Latinum amisere. Inde Turnus Rutulique diffisi rebus ad florentes opes Etruscorum Mezentiumque, regem eorum, confugiunt, qui Caere, opulento tum oppido, imperitans, iam inde ab initio minime laetus novae origine urbis, et tum nimio plus quam satis tutum esset accolis rem Troianam crescere ratus, haud gravatim socia arma Rutulis iunxit. Aeneas, adversus tanti belli terrorem ut animos Aboriginum sibi conciliaret nec sub eodem
iure solum, sed etiam nomine essent, Latinos utramque gentem appellavit. Nec deinde Aborigines Troianis studio ac fide erga regem Aeneam cessere. Fretusque his animis coalescentium in dies magis duorum populorum, quamquam tanta opibus Etruria erat, ut iam non terras solum, sed mare etiam per totam Italiae longitudinem ab Alpibus ad fretum Siculum fama nominis sui implesset, tamen, cum moenibus bellum propulsare posset, in aciem copias eduxit. Secundum inde proelium Latinis, Aeneae etiam ultimum operum mortalium fuit. Situs est, quemcumque eum dici ius fasque est, super Numicum flumen; Iovem Indigetem appellant.
Allora allo stesso tempo Aborigeni e Troiani andarono alla guerra. Turno, re dei Rutuli, al quale era stata promessa Lavinia prima dell’arrivo di Enea, preferito dolorosamente a sé lo straniero resistente, similmente aveva mosso guerra a Latino e a Enea. Nessuna schiera tra loro andò lieta alla battaglia: sconfitti i Rutuli, i vincitori Aborigeni e Troiani allontanarono il comandante Latino. Quindi Turno e i Rutuli, persa ogni speranza, si rifugiano presso le fiorenti truppe degli Etruschi e di Mezenzio, il loro re, il quale governando allora a Cere, ricca città, già allora ben poco lieto dell’iniziale origine della nuova città, e quindi straordinariamente più preferibile ai vicini fosse la sicurezza pensando alla questione troiana, non senza riluttanza giunse le armi alleate ai Rutuli. Enea, pensando al terrore di tanta guerra, per conciliare gli animi degli Aborigeni al proprio e perché non fossero solo sotto lo stesso diritto ma anche sotto lo stesso nome, chiamò Latini entrambi i popoli. Né da allora gli Aborigeni furono inferiori ai Troiani nella devozione e nella fede al re Enea. E fiducioso in questi sentimenti dei due popoli che crescevano con il passare dei giorni, sebbene l’Etruria avesse tali ricchezze, che già non soltanto la terra, ma anche il mare attraverso tutta la lunghezza dell’Italia dalle Alpi al mare siculo avesse impressa la fama del suo nome, allora, sebbene potesse condurre una guerra sotto le mura, fece marciare le truppe in schiera. Quindi fu la seconda guerra per i Latini, e per Enea l’ultima impresa mortale. Comunque lo si voglia considerare, uomo o dio, fu sepolto presso il fiume Numico. Lo chiamano Giove Indigete.
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