Temistocle e la battaglia di Salamina
L'abilità di Temistocle salva i greci dai Persiani (da Cornelio Nepote)
Questa versione dal latino per il secondo anno di liceo è adattata da testo classico di Cornelio Nepote, noto con il titolo Temistocle spinge i Persiani alla battaglia di Salamina. Il testo è spesso utilizzato delle versioni di recupero sull'ablativo assoluto. La traduzione in italiano è letterale. Nella versione troverai il modo indicativo e congiuntivo in forma attiva e passiva, l'ablativo assoluto, i participi e i principali pronomi, il cum narrativo (cum + congiuntivo) e le proposizioni finali (ut + congiuntivo). C'è anche il verbo possum con i relativi infiniti (anche passivi)
Xerxes, Thermopilis expugnatis, protinus accessit astu idque, nullis defendentibus, interfectis sacerdotibus, quos in arce invenerat, incendio delevit. Eius flamma perterriti, classiarii cum manere non auderent et plerique incitarent ut domos sua discederent moenibusque se defenderent, Themistocles unus restitit: universos pares hostibus fore dispersos profligatum iri pro certo dicebat. Cum ne Eurybiadem quidem regem Lacedaemoniorum moveret, qui tum summam imperii tenebat, noctu de servis suis quem habuit fidelem ad regem misit, ut ei nuntiaret haec suis verbis: “Adversarios tuos in fuga esse scio: si discesserint, summo cum labore et longinquo tempore bellum conficies, cum singulos opprimere cogaris. Si contra statim petieris, brevi universos opprimes”. Hac re audita barbarus, dolum non expectans, postridie alieno sibi loco, sed opportuno hostibus, adeo angusto mari conflixit, ut eius multitudo navium explicari non potuerit. Victus ergo est consilio Themistoclis et armis Graeciae.
Serse, dopo aver espugnato le Termopili, rapido assaltò Atene e, non essendo difesa da nessuno, la distrusse dopo aver ucciso i sacerdoti che aveva trovato nella rocca. Spaventati dal fuoco, i marinai non osavano rimanere e i più incitavano perché abbandonassero le loro case e si difendessero con le mura, il solo Temistocle rimase al proprio posto: diceva che tutti i compagni che si fossero dispersi sarebbero stati sicuramente sbaragliati. Dal momento che non si era mosso neppure il re degli spartani Euribiade, che allora teneva il più alto comando, di notte inviò al re dai suoi servi qualcuno che aveva avuto fedele, perché annunciasse con queste sue parole: “So i tuoi avversari essere in fuga, se si dilegueranno, con grande fatica e a distanza di molto tempo concluderai la guerra, essendo costretto ad attaccare i singoli. Se al contrario attaccherai subito, in breve li eliminerai tutti.” Sentita questa cosa il barbaro, non aspettandosi un inganno, il giorno successivo combatté perfino in un mare angusto, in un luogo a lui sconosciuto, ma favorevole ai nemici, poiché la grande quantità di sue navi non aveva potuto essere dispiegata. Fu perciò vinto dal consiglio di Temistocle e dalle armi della Grecia.